I servizi

Gianmarco Pangaro

Figura 9 Baracca edificio scolastico, fotografia del Circolo Culturale Istriano, Fiumano e Dalmata in Via Parenzo, 95/60

Lo sviluppo dei servizi nel quartiere Lucento iniziò ben dopo la creazione delle case popolari. Ai tempi, la zona non era altro che una distesa di campi verdi ed incolti. Anche all’interno delle stesse case popolari risultava evidente una carenza dei servizi, tra questi spicca il riscaldamento, con la realizzazione della prima centrale termica ad uso dei condomini che viene realizzata solo due anni dopo le abitazioni.

«Perché nel progetto originale, quando hanno realizzato le case, non c’era. E quindi l’hanno poi realizzato con due anni di ritardo, d’incirca. Perché sennò, per chi aveva avuto l’assegnazione prima, c’erano queste stufe in cucina che servivano a scaldare, più o meno, tutto l’alloggio.» (Giorgio)

Mancanza osservata in tutti i quartieri delle case popolari, sia dal 30° IACP che nel quartiere istriano, oltre alla mancanza di luminarie.

«Quando non c’erano luci, a parte che non c’era il riscaldamento, poi nel ‘58 hanno fatto il riscaldamento, ci hanno messo il riscaldamento. Penso al ‘56, quando c’erano 18 gradi fuori, e noi senza riscaldamento.» (Antonio ed Egidio)

Il quartiere attorno alle case popolari si sviluppò lentamente nel corso degli anni, adottando spesso soluzioni provvisorie e di fortuna per garantire un minimo di servizi alla comunità, il più grande esempio di questa tendenza è legato alle scuole, nei primi tempi ospitate in baracche o all’interno degli stessi condomini.

«E allora il rimedio era stato quello di costruire una baracca di fianco a Corso Toscana e poi occupare tutti i piani terra proprio della manica dove abitavo. Tant’è vero che io scendevo proprio la scala, non dovevo nemmeno spostarmi, avevo l’alloggio sopra il pian terreno.» (Giorgio)

Figura 10 Corso Toscana sterrato, 1959, Immagini del Cambiamento: https://areeweb.polito.it/imgdc/schede/LV63.html

Per le scuole avevano fatto una baracca di legno lì vicino al corso Toscana. Poi hanno costruito le scuole e andavano giù alla Pola, a Lucento. C’erano le elementari, le medie. Poi hanno costruito la scuola qui vicino.» (Antonio ed Egidio)

Solo dopo diversi anni iniziò lo sviluppo della mobilità all’interno del quartiere, in origine collegato al centro di Torino solamente tramite la linea tranviaria 13, senza alcun tipo di collegamento stradale o di navetta intermedia, costringendo gli abitanti a lunghe camminate nei campi ed a soluzioni per convivere con il disagio che questo provocava. «Le ragazze, quando andavano in città, andavano con le galosce, poi mettevano nella borsetta, diciamo, si mettevano le scarpe, perché c’era tutto fango, fino ad andare giù al Capolinea del 13, dove c’è la piazza, dove andavamo a prendere il 13, il tram, per andare in città. […] Se ad esempio oggi parlava del fango, era veramente… non c’era marciapiedi, non c’era niente, e se vedete nelle porte, vedrete un ferro. Per pulirsi le scarpe, e ci sono ancora. […] Perché c’è proprio un ferro sollevato, di fianco, e lì ti pulisci. Io vado tante volte che attraverso il prato per andare là, lo vado lì e mi raschio le scarpe.» (Antonio ed Egidio)

Figura 11 Capolinea tram 13 CDS 5, Città di Torino: http://www.comune.torino.it/circ5/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/7899

Solamente con l’apertura di Corso Toscana si iniziarono ad intravedere i primi collegamenti intermedi all’interno del quartiere, che favorirono la mobilità, permettendo di non spostarsi esclusivamente a piedi.

Figura 12 Cantiere Corso Toscana, 1980, Immagini del Cambiamento: https://areeweb.polito.it/imgdc/schede/LV25.html

«Corso Toscana non era ancora aperto, […], perché c’era il tram 13 che serviva a Lucento, che faceva capolinea dove c’è la chiesa di Lucento, infatti la forma del giardino è anche la forma delle rotaie del tram, che facevano un semicerchio e tornavano, e tutta la prima fase, i primi anni c’era da andare a piedi, poi successivamente hanno messo una navetta, anche perché bisognava percorrere Corso Toscana e Corso Cincinnato, un pezzo della strada via Altessano, e poi arrivare fin lì, per cui diventava lunga perché c’era un grande campo […] Lì sarà aperto a quel punto il Corso Toscana, non tutto direi ancora, e verrà messo un tram che sostituisce a quel punto la navetta ed è il V, di Vicenza, Vallette, che andava fino a Italia 61 quindi serviva come collegamento, insomma, che poi con un percorso un po’ cambiato diventerà il 59.» (Giorgio)

Particolare all’interno del quartiere Lucento è stata la comparsa della biblioteca, che portò con sé lo sviluppo di tutto un complesso di servizi civili.

«Tutto quello che vedi costruito era un prato, tutto fino in via Sansovino [..] (La struttura del campo da basket) è nata con la biblioteca, ha subito qualche modifica ma è nata con la biblioteca, quindi è nata la biblioteca, i vigili, la scuola, qui c’era il nido, tutto il complesso è cresciuto tutto assieme.» (Sandra)

Con lo sviluppo del quartiere, comparvero svariati negozi di vendita al dettaglio, principalmente di generi alimentari, che favorirono ulteriormente lo sviluppo del quartiere ed il senso di comunità fino alla creazione del mercato rionale di Corso Cincinnato.

«le tipologie dei negozi erano estremamente diverse da quelle attuali, perché i negozi alimentari erano una parte consistente delle cose che c’erano, le latterie, le panetterie, le salumerie, le drogherie, dove venderono un po’ di tutto, e erano sparse dappertutto, con i supermercati prevalgono invece i settori di servizio, cioè parrucchieri, pettinatrici, anche quello è un discorso particolare […], per esempio i parrucchieri facevano l’attività a casa propria» (Giorgio)

«Prima necessità c’era tutto, sì, macellerie, panetterie, sartorie, tintorie, già soltanto il pezzo di Corso Cincinnato, che adesso costa già il mercato, è cambiato tantissimo. Siamo partiti dalla panetteria d’Angolo, che prima era un po’ più piccolina, ma è sempre stata panetteria. A fianco, perché poi la panetteria è stata allargata, lì c’era una drogheria.» (Sandra)

Importante notare come i grandi centri commerciali comparvero solamente in tardo periodo all’interno del quartiere, quando ormai era ben sviluppato, occupando per esempio le zone poste a nord-est del quartiere, precedentemente attribuite ad altre funzioni. «C’era una scuola superiore e basta, c’era solo quello. E come negozi, come centri commerciali non c’era niente.» (Sandra)