Via Sospello e case FIAT: una storia orale

Anna Facheris, Federica Gerbaldo, Sara Parodi

Lo scopo di questo lavoro è stato quello di supportare la ricerca storica tradizionale con un punto di vista diverso, eterogeneo, che possa portare l’attenzione sull’aspetto più umano di questi luoghi. Per esprimere l’evoluzione sociale del quartiere sono stati intervistati alcuni degli abitanti che hanno messo a disposizione la loro esperienza per raccontarne gli aspetti più rilevanti.
Gli intervistati hanno tutti età compresa tra i 50 e i 70 anni. Marcello, Renata, Roberto e Vanda sono qui a seguito di “migrazioni interne” che hanno visto le loro famiglie spostarsi nel quartiere molti anni fa, Giorgio è originario delle campagne di Cremona, la sua storia torinese inizia quando i suoi genitori decidono di venire a Torino in cerca di prospettive migliori. Oltre al punto di vista popolare, è stato interessante l’intervento di alcune voci della comunità ecclesiastica del quartiere: Don Angelo Zucchi e Suor Antonella sono due figure attive sul territorio locale, che fin dall’inizio del loro incarico provvedono a garantire aiuto, fede e supporto alle persone. Dalle interviste sono emerse alcune tematiche ricorrenti, connesse tra loro. In primo piano l’immigrazione, e come questa abbia segnato lo sviluppo della comunità; di conseguenza la nascita di una socialità più compatta supportata a sua volta dal ruolo della comunità ecclesiastica locale.
Filo conduttore è la partecipazione chiave della FIAT nello sviluppo urbano e sociale: dalla costruzione delle case FIAT per gli operai fino alla realizzazione di spazi dedicati allo sport e alla partecipazione.Queste testimonianze, all’unisono, trasmettono immagini in grado di dare vita alla memoria del luogo e mostrare una realtà alternativa a quella del “documento storico”. Il risultato si è tradotto nel dare voce a chi ha vissuto e vive tutt’ora questi luoghi, elaborando tre testi che uniscono i racconti degli intervistati mostrando una realtà diversa della storia.

Fig. 1 Ottobre 1930. Inaugurazione delle case popolari 16° ICP (Pax et bonum: bollettino parrocchiale di Madonna di Campagna, n. 6, giu. 1934,
p. 126), riprodotta “Quel lontano lembo di terreno tra madonna di Campagna e Borgo Vittoria. La zona nord di Borgo Vittoria dal 1930 al 1980” a cura del Centro di documentazione storica della Circoscrizione 5, Torino, 2013.

INTERVISTA 1
Intervistato: Marcello
Età: 72
Professione: Professore scuole superiori – Pensionato
Intervistata: Renata
Età: 66
Professione: Farmacista – Pensionata
Data incontro: 02.12.2024

La città di Torino dagli ultimi decenni del XX secolo si è trasformata radicalmente e con lei anche l’orizzonte, il panorama, le abitudini delle persone. In quegli anni di cambiamenti nel quartiere sono arrivati i mezzi pubblici, l’industria e i primi supermercati. “Abbiamo visto nascere case, muoversi le attività, aprire negozi, chiuderne altri”. L’immigrazione ha iniziato a caratterizzare il quartiere soprattutto dalla seconda metà degli anni ’90, soprattutto dall’Europa orientale. Questo movimento ha toccato in particolare la Chiesa Cafasso che promuove iniziative per aiutare gli abitanti stranieri ad integrarsi nella comunità. L’atmosfera che si respira nel quartiere è di animo rispettoso: tra italiani e stranieri, tra italiani e italiani; soprattutto in episodi di difficoltà. Le recinzioni degli isolati, spesso, non sono solo elementi fisici di delimitazione, ma dividono due realtà ben differenti, “il dentro ed il fuori”. Anche la vita condominiale è cambiata molto, ma la necessità di spazi di aggregazione e convivialità rimane, oggi soddisfatta grazie all’attività di molte associazioni.

INTERVISTA 2
Intervistato: Giorgio
Età: 64
Professione: Impiegato di banca – Pensionato
Data incontro: 05.12.2024

Il racconto della propria storia di vita inizia nelle campagne di Cremona da dove la famiglia si trasferisce attirata dall’industria torinese. Forte è la sensazione di “paese”, molti stranieri hanno sostituito negli anni la popolazione, ma le difficoltà accomunano i nuovi immigrati con quelli storici degli anni ’60. La presenza di persone immigrate si percepisce soprattutto a scuola, dove bambini e famiglie sono perfettamente integrate e attive all’interno della comunità. È proprio il ricordo della scuola superiore ad evidenziare come chi abita nel quartiere non abbia mai sentito la necessità di spostarsi al di fuori dell’isolato, soprattutto ora con l’arrivo di nuovi servizi e nuove linee di trasporto pubblico. Nota negativa è la troppa attenzione negli ultimi anni verso piccole opere di manutenzione “urbana” a discapito di edifici dismessi, preda favorita dai supermercati. In passato, in molti edifici del quartiere, soprattutto quelli inizialmente costruiti dalla FIAT, si svolgevano attività di aggregazione e partecipazione. I ragazzi si conoscevano a scuola, a calcetto, o all’oratorio della Chiesa Cafasso e in questi luoghi le amicizie si incrociavano, formando una piccola comunità. Oggi la comunità è cambiata, la percentuale di stranieri è aumentata e la nuova generazione si fa portavoce di un cambiamento non solo sociale, ma anche e soprattutto economico.

INTERVISTA 3
Intervistato: Don Angelo
Età: 63
Professione: Parroco
Data incontro: 10.12.2024

La realtà ecclesiastica arriva nel quartiere insieme alla costruzione dei primi edifici. Nel 1930 vengono inaugurate le prime abitazioni e proprio tra quegli alloggi, dove lo standard abitativo era molto elevato, viene realizzata una piccola cappella per la preghiera. Tra il 1957 e il 1959 vengono realizzate la scuola e la Chiesa Cafasso. Don Angelo arriva in parrocchia nel 2012. La comunità è da sempre stata segnata dall’immigrazione: prima quella degli anni ’60, poi quella odierna dove molte famiglie, soprattutto dell’est Europa, scappano da condizioni di vita meno abbienti. Ciò che vive in prima persona l’abitante straniero non porta sempre note positive, ma la comunità ecclesiastica ha giocato e gioca tutt’ora un ruolo importante nell’integrazione e nell’accoglienza.
Un aspetto negativo di questi “neo” quartieri popolari è il degrado, causato in primo luogo dalle persone che rispetto al passato mostrano meno riguardo verso gli spazi comuni.
Le persone che partecipano attivamente alle funzioni ecclesiastiche sono soprattutto anziane, l’attenzione verso la Chiesa è diminuita notevolmente con il cambio generazionale. Da questo punto di vista è come se si fosse chiusa un’epoca che ha lasciato spazio ad una comunità più disgregata.

INTERVISTA 4
Intervistato: Roberto
Età: 65
Professione: Bibliotecario – Pensionato – Ex Presidente del CDS
Data incontro: 12.12.2024

Le case popolari di via Sospello degli anni ’30 offrivano servizi per l’autonomia di chi ci andava ad abitare e attiravano le persone. Con la trasformazione dell’assetto urbano l’amministrazione investe molto nella rete dei trasporti e la FIAT gioca un ruolo fondamentale nello scenario cittadino, anche e soprattutto nella nascita del quartiere e nella formazione di piccole comunità: la domenica si condivideva il campo da calcio, ci si ritrovata nel viale, si giocava a tennis, pallacanestro e bocce.
In questi luoghi, a inizio ‘900, le scuole venivano dislocate all’interno di abitazioni private, solo in un secondo momento nascono i complessi scolastici. Anche la Chiesa ha inizialmente una presenza isolata che via via si ramifica aumentando il numero di insediamenti nella zona.
L’ andamento delle istituzioni segue quello della parrocchia che porta con sé iniziative e servizi per aiutare le persone, soprattutto quelle in maggiore difficoltà. Con l’aumento demografico aumenta il bisogno di spazi e servizi: asili, scuole, giardini, mercati, negozi per beni di prima necessità.
Inizialmente questi quartieri attraevano i “migratori interni” che si spostavano dal centro della città verso una realtà più gradevole. Oggi quelle stesse case sono diventate sinonimo di difficoltà e purtroppo molti luoghi si trovano allo stato di degrado.
La dimensione sociale all’interno del quartiere è cambiata negli anni, e sono molti i ricordi legati alle amicizie coltivate in gioventù grazie ai principali poli attrattivi: lo sport e i cinema.
Oggi la comunità è disgregata, c’è molta dispersione e a soffrirne maggiormente sono i giovani. La politica ha rivolto lo sguardo nella creazione di dimensioni pubbliche; l’unico intermediario tra l’amministrazione pubblica e l’abitante ad essere rimasto sono le associazioni.

INTERVISTA 5
Intervistata: Vanda
Età: 67
Professione: Dipendente aziendale – Pensionata
Data incontro: 23.12.2024

Si tratta di un quartiere operaio spinto dalla grande fabbrica fin dagli anni ’30. Prima le case erano abitate in modo totalmente diverso rispetto ad oggi perché erano dotate di servizi che all’epoca non esistevano: palestra, piscina, lavanderie condominiali, riscaldamento autonomo, ampi spazi abitativi e cappelle. Il ruolo della chiesa è stato fin dall’inizio fondamentale: nelle fabbriche era stata inserita la figura del prete operaio che grazie alla sua mansione poteva ascoltare più da vicino i bisogni delle persone.
Anche oggi la figura della Chiesa è molto attiva in quartiere, soprattutto nei confronti degli immigrati, i nuovi abitanti che hanno segnato il cambio generazionale.
La popolazione è prevalentemente anziana e tra chi è nato e ha vissuto da tempo all’interno di questi isolati permane la sensazione di paese e di appartenenza alla stessa comunità. I cambiamenti sociali sono stati affiancati da quelli economici: piccoli negozi che chiudono, grandi supermercati che inaugurano edifici dismessi, piccole aziende che falliscono lasciando spazio ai grandi commerci.
I luoghi di aggregazione realizzati dalla FIAT sono oggi quasi scomparsi nella lente di chi vive e osserva l’isolato: spesso la mancanza di convivialità porta all’isolamento, alla diffida e alla delinquenza.
In passato chi frequentava la parrocchia e l’oratorio era inserito all’interno di gruppi sociali, aveva le proprie conoscenze, mentre ora anche la Chiesa è frequentata in modo diverso.

INTERVISTA 6
Intervistata: Suor Antonella
Età: 74
Professione: Suora – Infermiera
Data incontro: 08.01.2025

Le Suore di Carità dell’Assunzione sono una presenza storica a Torino, volute fortemente nel quartiere dalla popolazione. La missione inizia con il lavoro domiciliare infermieristico e la dirigenza di un piccolo ambulatorio per offrire sostegno ai malati e alle famiglie in difficoltà. Molte sono state le iniziative e le collaborazioni: attività associate alla Fondazione Faro, la coordinazione del gruppo infermieristico e la collaborazione con l’ASL del distretto, la formazione infermieristica nei nuovi volontari, la SAD, la fondazione dell’associazione “Il Cammino”.
All’interno di una comunità in continua evoluzione che ha visto l’arrivo di persone provenienti dal Sud Italia prima e dall’estero dopo, il volontariato gioca un ruolo fondamentale di supporto.
Importante è l’integrazione tra persone di culture diverse dove il “Credo” sfuma, e la religione non è un elemento di divisione, bensì di condivisione, il tutto all’insegna del rispetto. La comunità delle Suore vive in prima persona la dinamica del quartiere, ascoltando e dando supporto alle famiglie, soprattutto con i più piccoli e gli anziani. È stato attivato un doposcuola che ha visto la partecipazione di molti genitori, anche stranieri. All’interno della comunità ecclesiastica locale le diversità si azzerano: diventa semplice condividere spazi e sentirsi in famiglia.

Il quartiere e l’immigrazione
Il paese dentro Torino – Il quartiere popolare che fa comunità
Il ruolo della Chiesa – La parrocchia Cafasso nel quartiere