Via Sospello e case Fiat: una storia architettonica e urbana

Alberto Di Pasquale, Federico Chirico, Giulia Pappalardo

Figura 1: Foto aerea sui gruppi di case Fiat di via Sospello e via Orbetello. Fine anni Cinquanta. Album: la FIAT per immagini, Torino, 1958.

Le origini di Borgo Vittoria fanno riferimento a due fasi di sviluppo urbano: la prima, avviatasi negli anni Settanta dell’Ottocento, comprendeva la lottizzazione dei poderi delle cascine Grangetta, Cascinotto e Palazzotto; trattandosi di un’area al di fuori della cinta daziaria il paesaggio appariva prevalentemente rurale adibito alla sola produzione agricola. Di conseguenza le infrastrutture presenti si limitavano a quelle necessarie allo svolgimento delle attività produttive dell’area (fig. 2).

Figura 2:  Carta corografica dimostrativa del territorio della città di Torino di Amedeo Grossi del 1971, Bnf Gallica: https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b53033006v/f1.zoom.r=torino.langEN

La seconda fase vide lo sviluppo della zona attorno alla chiesa Nostra Signora della Salute, la cui edificazione prese avvio nel 1887. 

Gli aspetti di queste due fasi determinarono l’identità dell’area che, nel 1889, prese il nome di Borgo Vittoria.

Nei primi anni Venti del Novecento la conformazione urbana del territorio era ancora composta da cascine attorniate da estesi poderi; tuttavia, un probabile calo della produzione agricola portò alla vendita dei terreni. Un esempio di questo fenomeno fu l’acquisizione da parte della Fiat dei terreni della cascina Fossata, la più rilevante del borgo.

Queste dinamiche furono fondamentali per l’inizio dell’urbanizzazione della zona in quanto la Fiat donò alcuni dei suoi possedimenti al Comune sui quali vennero costruiti quartieri di edilizia pubblica residenziale. In particolare, uno di questi lotti è quello su cui venne costruito il quartiere XVI° dell’Istituto Case Popolari.

La costruzione di un insediamento di edilizia popolare in una zona non urbanizzata ma della quale se ne prevede lo sviluppo, serve anche a valorizzare i terreni circostanti grazie alla realizzazione di infrastrutture. Fu anche questo, infatti, che permise successivamente la costruzione di altri quartieri di edilizia pubblica che incrementarono lo sviluppo urbano della zona. 

Nel 1947 venne varato il Piano Fanfani dedicato alla ricostruzione edilizia nel dopoguerra, che prevedeva un fondo gestito dall’Ente Pubblico Istituto Nazionale delle Assicurazioni (INA).

La Fiat partecipò al Piano INA-casa in Borgo Vittoria con la costruzione del lotto a Nord del XVI° quartiere(fig. 3). 

Figura 3: Vista aerea Borgo Vittoria. Torino senza piano/Giovanni Astengo in Urbanistica: rivista trimestrale dell’Istituto nazionale di urbanistica, fascicolo n.15-16 gen.-mar. 1955, p. 117, foto n. 33.

Pochi anni dopo la Fiat continuò a svolgere un ruolo fondamentale per l’edilizia residenziale del borgo avviando Il Piano Case Fiat che vedeva l’azienda come costruttore e gestore degli immobili.

A testimonianza dello sviluppo demografico vi fu lo sviluppo della parrocchia come istituzione e come infrastruttura, che ebbe sede provvisoriamente all’interno del quartiere IACP arrivando infine alla costruzione della Chiesa Cafasso.

La costruzione del quartiere XVI
Servizi e infrastrutture
La Parrocchia Cafasso